Le Janare sono streghe nate dalla tradizione contadina beneventana. Possiedono la completa conoscenza dell'occulto e dei riti magici.
Il loro nome deriva secondo alcuni da Dianara, cioè sacerdotessa di Diana, Dea della caccia, oppure secondo altri dal latino Ianua, porta.
Secondo la tradizione, per tenere lontano una janara dalla propria abitazione, bisognava collocare davanti all'ingresso una scopa di miglio capovolta o un sacchetto con del sale grosso.
Nel Beneventano, si diffuse la credenza che le Janare si riunissero sotto un albero di noce sulle sponde del fiume Sabato per venerare il demonio e svolgere i loro sabba.
L'aspetto delle Janare veniva descritto simile a quello delle arpie, donne con un corpo da mostro. Si pensava anche che fossero fonte di guai e infertilità oltre che portatrici di malesseri ai danni dei bambini.
Sempre secondo le varie superstizioni, erano proprio i più piccoli le loro vittime preferite: essendo figlie del demonio, non in grado di allevare figli, si accanivano sugli infanti per invidia e gelosia.
Esiste anche un'altra leggenda, quella della Janara incinta.
Si trattava di una contadina vissuta a metà Ottocento che praticava fatture e malocchi. Messa al rogo quando era ancora in stato interessante, la strega avrebbe deciso di tornare a vendicarsi sulle generazioni future per il male che suo figlio in grembo aveva subito.
Nel Beneventano, era certo che la Janara uscisse solo di notte, nascondendosi nelle stalle dei cavalli per prendere una giumenta e cavalcarla fino alle prime luci dell'alba. Si dice che l'animale riuscisse a volare grazie alla creazione di un balsamo prodotto dalle stesse Janare.
Secondo la tradizione, l'unico rimedio per tenere lontana la Janara era afferrarla per i capelli, suo punto debole, e alla domanda "ch’ tien’n man’?", rispondere "fierr’ e acciaij" così da impedirle di liberarsi.
La leggenda della Janara è stata anche al centro di alcune opere teatrali e cinematografiche.
Il film "Janara" di Roberto Bontà Polito, racconta una storia di streghe e maledizioni che si svolge a San Lupo, piccolo comune in provincia di Benevento.
Lo stesso titolo è anche un'opera teatrale di Giovanni Del Prete: "Janara", si basa sulla ricerca antropologica delle tradizioni e delle credenze popolari e sul passato che rivive proprio attraverso la magia del male incarnata proprio da questa strega.
Un altro titolo lo troviamo in uscita per Dark Abyss Edizioni, "Tu sei una Janara" di Marco Ghergo. Un paese di campagna che pare fuori dal tempo, dove le janare praticavano i loro riti: è lì che inquietanti visioni spingono Elena. D'altronde, la sua vita è un tale incubo: ragazza madre, è stata abbandonata da un uomo ambiguo mentre familiari rapaci e vessanti la circondano. Come potrebbe temere il mistero di antichi culti? Il male può avere una sua energia creatrice e, quando di fronte alla ferocia del mondo una donna tace, divampa in risposta il grido eterno di una strega.