Come bisogna ricordare la giornata della memoria? Il 27 Gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della Memoria per non dimenticare l'Olocausto. I libri, la musica, i filmati, le immagini, le biografie ed i saggi che escono in questo periodo dalle tantissime case editrici sono diversi, ed ognuno di loro ci permette di non dimenticare quello che la pazzia, la furiosa e cieca follia ha potuto creare.
Oggi non vi presenterò la rubrica www che racconta delle varie letture, oggi voglio fermarmi in una sorta di silenzio parlandovi di un libro tra i tanti letti per l'olocausto, che mi ha permesso di non dimenticare quell'atroce follia. Perchè quella follia non dobbiamo ripeterla mai!
La sua tomba sarà una foresta di rovi, folta e intricata che nessuno la scovi! Ora va' e porta nella tua spira l'oscura forza della mia ira!
Ho amato il cartone della Bella addormentata nel bosco, ho amato la figura di Aurora ma soprattutto di Malefica. Ho amato anche la nuova versione di Maleficent, con la sua versione dei fatti, quindi non potevo leggere questa storia ispirata a quel racconto.
Ci troviamo di fronte ad una fiaba moderna, ad un bisogno di raccontare qualcosa che non deve essere dimenticato, che fa parte dell'orrore e del dolore dell'umanità.
La bella addormentata nel bosco è una storia che conoscono tutti eppure questa che racconta la nonna alle sue nipotine è qualcosa di diverso, è qualcosa che fa paura. Quasi come una litania l'anziana signora la ripete per tutta la vita, giorno dopo giorno il racconto è sempre uguale, almeno quello che narra lei.
Qui non troveremo rovi, ne' fate dalla pelle verde, qui il castello è circondato da filo spinato, qui le aquile si trovano su cappelli, qui chi si addormenta non sempre si risveglia.
Leggere questo libro all'inizio non è facile, non perchè non sia di interesse, ma i contrasti che balenano alla mente sono troppi: da una parte ci sembrerà troppo veloce, dall'altra i fatti stessi ci risulteranno di poco spessore, ci ritroveremo quindi a cercare di voler un introduzione più lunga, un qualcosa in più dall'inizio... perchè si sa l'inizio comunque è una parte decisiva.
La storia mi ha comunque parecchio emozionato, la scrittura mi ha permesso di immergermi e di affezionarmi ai personaggi. Quanto ho odiato le sorelle di Rebecca e i loro figli, mi hanno ricordato le stupide sorellastre di Cenerentola!
La storia che racconta la nonna è toccante e sono carini ed armonici i tratti dove tra un pezzo ed un altro troviamo la narrazione da lei raccontata in corsivo.
Ci troviamo quindi in un c'era una volta dove la nonna, che ormai pronta verso la morte, rivela alla nipote più piccola (e passatemi il paragone con Cenerentola rivedendo in Becca il suo personaggio) di essere lei stessa la fantomatica Rosaspina del racconto narrato ogni sera per tutta la vita.
Sarà l'amore per questa donna vista come madre, sarà l'esaudire l'ultimo desiderio, o sarà semplicemente curiosità, Rebecca asseconda la nonna promettendole di ritrovare il suo castello incantato.
Ecco che per la giovane protagonista parte quindi la voglia di ricostruire la storia della propria nonna. Vi siete mai soffermarti a parlare con i vostri nonni? Vi siete mai fermati davvero ad ascoltare le loro storie? Beh questo libro vi farà venir voglia di stringere dolcemente la loro mano ed ascoltare tutta la loro vita.
Se l'inizio come detto precedentemente ha una melodia decisamente contrastante e a tratti lenta, qui nel viaggio non ci basteranno sicuramente i fazzoletti per asciugare le lacrime.
La scrittura ci coinvolge a tal punto che ci sentiremo lì con la protagonista a cercare negli orrori del passato chi era la principessa Rosaspina.
E' inutile prenderci in giro, non sarà un viaggio facile perchè leggere l'olocausto anche se la nostra generazione non l'ha vissuto, è comunque qualcosa che ti divora dentro perchè fa male quanto l'umanità possa portare facilmente l'inferno in terra, ma ciò nonostante l'autrice ci permette di sentirlo come una ricerca passo dopo passo.
Diversi sono i personaggi che incontreremo nelle due parti del libro. Lo so, può sembrar strano, nonostante i capitoli troviamo nel libro ben due parti distinte. Nella prima parte troviamo il viaggio, il percorso che l'ultima nipote fa per la promessa alla nonna, la ricerca, i dubbi, le emozioni e le paure della protagonista, l'ossessione quasi di dover arrivare alla meta; nella seconda parte troviamo invece il ricordo in sè di Rosaspina, la sua nascita e il racconto a volte troppo crudo di quello che si è passato. Quanto un uomo sa essere effettivamente umano?
La scrittrice ci porta in questa seconda parte con una forza devastante, è come se il suo braccio stesso uscisse dalle pagine per tirarci dal colletto in quelle parole che entreranno con forza come pugni nello stomaco. Rosaspina sarà un romanzo da leggere anche in un fiato, ma che non dimenticheremo facilmente.
Bisogna leggerlo per capirlo, bisogna leggerlo per amarlo, bisogna leggerlo per perdersi tra i rovi.
C'era una volta una fiaba che adesso non c'è più, c'era una volta il vento e delle nuvole laggiù, c'era una volta una principessa chiamata Rosaspina e c'era un principe che cantava le canzone di chi vivo non era.
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