Buongiorno Abitanti Lettori! Oggi buchiamo lo schermo con il review party di Massimo Lugli: Il criminale, una nuova uscita Newton Compton Editori. Il maestro del thriller italiano è tornato e lo fa al massimo della sua forma!
il criminale
Massimo Lugli
Editore: Newton Compton Editori
Prezzo: 9,90€
Pagine: 377
Trama: Consiglio Spada, detto “Sbrego”, finisce nei guai il giorno stesso in cui lascia l’istituto minorile. Per nulla intenzionato a tornare dalla sua famiglia di giostrai, inizia a condurre una vita randagia, ma i problemi non tardano ad arrivare: coinvolto suo malgrado in una rapina, è costretto a scappare e da quel momento gli capita di tutto. Dopo un incontro fortuito in treno, finisce in una comunità hippy nei boschi della Toscana. Impara a cacciare con l’arco e a vivere senza luce, acqua, gas. Abbandonata la comune, raggiunge Genova ed entra in un piccolo giro di malavita, ma dopo una rapina andata male, deve darsi di nuovo alla fuga. La sua vita cambia improvvisamente quando incontra Zoe, una ragazza affascinante, imprevedibile e contraddittoria che nasconde un passato inquietante. L’amore tra i due giovani allo sbando si consuma tra giacigli improvvisati, alberghi, furti e inseguimenti. Finché Sbrego e Zoe non diventano la coppia più ricercata d’Italia. Ma l’escalation di violenza di cui sono protagonisti non potrà che finire in tragedia…
Il criminale è un romanzo che, tagliente come una lama, affonda nella carne e ci porta senza fiato fino all'ultima pagina. Come su delle montagne russe, sconvolge con la sua adrenalina e, quando pensi che la corsa sia finita, ecco che torna a correre e a farci battere il cuore.
Alcuni potranno storcere il naso ma, Il criminale, è un romanzo di formazione, una formazione diversa, oscura, nel buio più nero. Già dalle prime pagine veniamo rapiti da una lettera in un italiano sgrammaticato, indirizzato ad un editore. Colui che scrive la lettera è Sanna Gesuino, che per fare un favore ad un suo ex compagno di cella detto Sbrego, per via della cicatrice che porta, invia il memoriale del suo collega ad un editore che di sicuro ci capisce più di me che sono soltanto un povero ignorante che mi hanno messo dentro per giunta innocente.
In queste poche righe, il nostro mittente ci racconta in maniera sbrigativa chi è Sbrego il suo compagno di cella. Iniziamo a conoscere qualche particolare del suo carattere, ritrovandoci davanti ad un uomo che, rimasto solo, si impicca nella sua cella. L'autore divide il romanzo in due parti, ripercorrendo passo dopo passo, la vita di Sbrego.
Diventa quasi strano quando percorrendo la vita del protagonista, ci troveremo a vivere noi stessi una vita diversa e a stento riusciremo a fermarci, perché quella vita, quella storia sembra parlare di noi, di un noi diverso non tanto poi così lontano.
La vita di Sbrego già dall'adolescenza non è affatto facile, se sin da piccoli si è abituati alle coccole dei propri genitori e a sentirsi al sicuro grazie a loro, con Sbrego ci troviamo di fronte ad una vita nomade, dove i furti, l'elemosina, le violenze sono le uniche cose protagoniste di quella routine quotidiana. E se l'unica cosa che conosci è la violenza, come si può pensare di cambiare?
Nonostante il bisogno necessario di star lontano da quella vita, da quella famiglia, Sbrego rimane comunque un nomade che senza una meta precisa, vive la vita attimo dopo attimo, senza progetti in quel futuro che sembra poi così lontano.
Sbrego è un personaggio complesso, complicato, caratterialmente un misto di personalità l'una diversa dall'altra. Se da una parte ti viene da dire, da urlare, te la sei cercata, dall'altra parte ti viene voglia di andare da qualsiasi divinità che c'è lassù e ricordargli quanto cara è la vita.
Sbrego è un animale sempre in fuga, un animale istintivo che corre a per di fiato, tra inseguimenti e sangue. Il suo corpo è fatto di sangue, di sangue di qualcun altro o forse il suo e quando, forse quella meta mai cercata arriva, quel paradiso terreno sembra esser lì a portata di mano, ecco che tutto si perde come sabbia tra le dita e Sbrego si ritrova a correre e noi ci ritroviamo a correre.
Tutto il romanzo in entrambe le parti, sembra essere una corsa contro il tempo, un continuo correre, con personaggi diversi che appaiono nella sua vita e nonostante possano sembrare superficiali o solo di contorno, in realtà ogni personaggio di cui l'autore ci narra ci entra in testa; ogni personaggio diventa unico e ben definito, diventando incoscientemente complice di un paesaggio diverso.
L'amore è sangue e fuoco. E' pelle contro pelle. L'amore è passione che brucia e sangue che ribolle. All'inizio, la vita di Sbrego sembra cambiare quando il destino mette nella sua stessa corsa, una ragazza, Zoe. Lei, completamente diversa, lei unica, lei che non ha avuto un destino infame, lei che è sempre vissuta nel benessere, lei strana, lei che ha una visione del mondo tra le nuvole, lei che in realtà quel mondo le è troppo piccolo.
L'amore è compromesso, l'amore è condivisione, in amore si accetta totalmente ogni cosa e Zoe questo sembra averlo tatuato sulla pelle perché di Sbrego accetta tutto, accetta di correre e scappare con lui, accetta gli inseguimenti, le rapine, il sangue. Accetta e abbraccia quella vita che ora paga a caro prezzo non sentendosi più in gabbia, accetta l'inferno per sperare di raggiungere presto il paradiso, non capendo che dall'inferno una volta entrati non si esce vivi. Zoe e Sbrego sognano una vita normale, sognano di avere qualche soldo da parte per poi scappare lontano, fuori dal mondo, sognano da ragazzini non capendo che ormai il buio li ha inghiottiti nella sua pece.
Il criminale è un thriller spacca testa, è un romanzo che corre dalla prima all'ultima pagina. L'autore crea con un linguaggio crudo, misterioso e forte qualcosa di pazzesco che ci entra come un verme nella testa e rimane lì a farsi strada tra i nostri neuroni. Sbrego è quel tipo di cattivo che non si dimentica, quel cattivo che ci crea il dubbio su quale sia davvero il bene o il male. Massimo Lugli tratteggia con inquietanti chiaroscuri la figura di due criminali in fuga per l'Italia, portandoci a correre con loro.
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