Un inutile delitto, Jill Dawson - Recensione -

martedì 10 marzo 2020




In questo Blogtour, come lettori detective, vi abbiamo portato all'interno della vicenda, a conoscere la vittima, ciò che la circondava e a scoprire come mai l'autrice ha deciso tra tante donne di scrivere proprio la sua storia.
Oggi vi porto, invece, a scoprire quello che è il romanzo stesso: le emozioni che un lettore può provare leggendo e cosa ne racconta la storia.

Un inutile delitto

Jill Dawson

Editore: Carbonio Editore
Prezzo: 17,00€
Pagine: 297

Trama: “Nel novembre 1974 Londra fu sconvolta da un terribile omicidio, uno dei delitti più celebri della storia inglese. La stampa si occupò a lungo della vicenda, concentrandosi sullo scandalo di cui fu protagonista il conte Lord Lucan, affascinante, ricco e dissoluto, misteriosamente scomparso dopo l'assassinio della giovane tata di famiglia, Sandra Rivett, e condannato in contumacia. Jill Dawson si ispira a questo notissimo fatto di cronaca per raccontare la storia di Mandy, una giovane donna approdata a Londra da una provincia soffocante con il desiderio di riscattare un triste passato. La sua nuova vita fu invece orribilmente troncata in una lussuosa dimora del quartiere aristocratico di Belgravia dove lavorava come tata. Strani presagi, silenzi colpevoli, inquietanti indizi, segreti inconfessabili riemergono dal racconto dell'amica Rosemary, che ricostruisce una storia carica di tensione e per molti aspetti ancora oscura.

Quando la lettura mi è stata presentata come una storia cruda, come un grido di salvezza da parte della creatività dell'autrice, Jill Dawson, in realtà non sapevo cosa aspettarmi; solo poco dopo la lettura delle prime pagine ho capito che lo stile narrativo dell'autrice è pura arte, diventando quasi un'esperienza unica e indefinibile, dove si diventa testimoni di una storia nel quale perdersi, un vero e proprio trampolino verso riflessioni su quella realtà a volte troppo violenta.

Tra queste pagine, Jill Dawson, crea donne vive, personaggi reali che portano quella giustizia mancata nella nostra realtà: donano di nuovo una voce a Sandra che ne diventa ispiratrice per il personaggio di Mandy, fatto di carta e inchiostro solo all'apparenza. 
Ad ogni capitolo il lettore riesce a cogliere ogni sfumatura delle protagoniste, non solo a livello visivo per i minuziosi e attenti dettagli, ma a coglierne i tratti stessi psicologici che, andando avanti, ne divengono sempre più complessi.

Il punto in comune tra autore e lettore è sempre la storia: il trovarsi entrambi di fronte ai personaggi e cercare di entrare in contatto con loro, senza quel muro di instabilità e freddezza che può essere la storia stessa su carta se scritta male. 
Jill Dawson riesce a far entrare il lettore in un mondo che non è il nostro, un mondo che purtroppo si vede constantemente nei fatti di cronaca e che sembra sempre lontano, qualcosa di irreale. Continuare a leggere significa entrare all'interno di una storia drammatica che ha la struttura del classico romanzo thriller ma che evolve in romanzo di denuncia contro quel patriarcato violento, concludendosi in romanzo importante, da non dimenticare.  

Diviene naturale, poco dopo la lettura dei primi capitoli, sentire la necessità e soffermarsi a documentarsi sulla vicenda stessa del cold case del 1974, che ne diviene spiazzante per coloro che ne ignorano la storia, così che il romanzo stesso ne assume un peso diverso. 
Come pezzi di un puzzle di un immagine inquieta e bellissima al tempo stesso, ogni tassello sembra prendere il suo posto, grazie ad una scrittura molto elegante, una prosa diretta e profonda, con la naturalezza dell'adrenalina del romanzo thriller. 


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