In principio vi era il mare primordiale chiamato Nammu e An il cielo e la terra Ki erano fusi in un essere unico e immenso. Ki e An generarono Enlil l'aria; tuttavia, Enlil si invaghì della madre Ki e allontanò il cielo An, costringendoli a dividersi. An salì verso l’alto ma non riuscì a portare con se Ki trattenuta verso il basso da Enlil. Il rapporto incestuoso tra madre e figlio generò tutti gli esseri viventi.
No, non vi sto raccontando la trama di un film Marvel ma la mitologia sumera, il culto degli Dei di un popolo antico come il mondo. Le origini della religione sumera non si basavano sulla ricerca della purificazione e il bisogno di raggiungere la perfezione, ma di ottenere un buon raccolto e il successo militare necessario per sconfiggere i nemici.
Dopo che Enlil generò con la sua stessa madre tutti gli esseri viventi, il Dio Enki, Dio della saggezza e del mare, mantenne l'ordine fino a quando Enlil non prese il suo posto; inviando, successivamente, le divinità inferiori sulla Terra come servitori degli Dei creatori.
Secondo la mitologia sumera, le divinità inferiori, mantennero lo stato di servitù solo per pochi anni, fin a quando l'assemblea delle Divinità principali non permise a Enki di chiamare a sé sua madre Oceano e utilizzare gli esseri umani come servitori degli Dei.
Il pantheon sumero era composto da un Dio che rappresentava l'intero Universo; le restanti divinità, invece, erano suddivise tra Dei creatori e non creatori.
Divinità come An, Enki, Enlil avevano un ruolo fondamentale nella mitologia sumera, al contrario, gli Dei non creativi, venivano venerati per i ruoli più semplici della vita quotidiana dell'uomo.
Il potere supremo apparteneva al consiglio delle divinità creatori, tra le quali primeggiavano sette divinità che decidevano il destino dell'essere umano.
L'aldilà della popolazione sumera era suddiviso in inferno e paradiso. Il Paradiso era accessibile soltanto alle divinità e a esseri umani di rango nobile. L'inferno, invece, era il mondo sotterraneo dove, chi entrava in quel luogo oscuro e dannato, non poteva più fare ritorno nel mondo dei vivi.
L'Inferno era controllato dalla Dea Ereshkigal e il mito "Inanna negli Inferi" la descrive come sorella di Inanna, figlia di An, Dio del cielo.
Nel mito, Ereshkigal è il complemento della Dea Inanna, rappresentando, quindi, "l'altra faccia": l'oblio, l'oscurità, la distruzione ma al tempo stesso la trasformazione; quel seme che nell'oscurità rinasce, nonostante tutto.
Se Inanna viene vista come la luce ed Ereshkigal come l'oscurità relegata nel Kur, l'Inferno sumero, nel mito troviamo una divinità piena di rabbia, istintiva e pronta a distruggere ogni cosa.
Per i sumeri, Ereshkigal simboleggiava l'Abisso, la forza cosmica incontrollabile capace di sopraffare l'io più temerario.
Personalmente, credo che il mito "Inanna negli Inferi" rappresenti il racconto perfetto per descrivere l'incontro con il nostro io più oscuro, con l'Abisso che si nasconde in ognuno di noi e che a volte non ci rendiamo conto di possedere realmente. Tutti abbiamo una parte più oscura, primordiale, bisogna soltanto essere consapevoli che esiste e non lasciarla andare.
Proprio per questo motivo, a fine lettura del mito "Inanna negli Inferi" ho deciso di reinterpretare la vita e l'esistenza intera delle due sorelle: Inanna ed Ereshkigal, cambiando quello che è l'avvenimento scatenante che porta Inanna a scendere negli Inferi.
Nel mito "Inanna negli Inferi" la Dea che rappresenta la luce, scende negli Inferi per partecipare al dolore della sorella Ereshkigal per la morte del marito, non sapendo che in realtà la sorella sarà pronta a tutto per farle sentire ciò che il dolore le sta provocando.
Inanna attraverserà diverse porte per raggiungere il centro dell'Inferno e, a fine percorso, dopo che Ereshkigal si sarò vendicata per ciò che prova, Inanna risalirà al cielo consapevole che dal buio nasce la vita e, infatti, il mito si conclude con lei gravida.
Nel mio nuovo romanzo che pubblicherò con la casa editrice Ode Edizioni, il mito di Inanna ed Ereshkigal viene completamente stravolto. Ereshkigal rappresenta la Divinità primordiale più assoluta, il male primordiale e l'Inferno, come nella mitologia sumera, non permetterà via d'uscita se non pagando un prezzo.
Sono consapevole che non sarà facile una lettura di questo tipo; la casa editrice stessa l'ha valutato come un horror; tuttavia, credo che sia importante che il mito di Inanna sia nella luce che nell'oscurità non venga dimenticato e che, soprattutto in questo periodo, l'Abisso interiore venga compreso e accettato perché l'uomo è un essere umano ma, allo stesso tempo, una bestia pronta a divorare ogni cosa.
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