Il Giappone è una terra dal fascino particolare: ricca di storie e
mitologia, sembra conservare un perfetto equilibrio tra la sua
continua evoluzione verso una modernità estrema e il
permanere di antiche cerimonie, tramandate da generazioni.
La potenza spirituale del Giappone si basa sulla credenza che l’arcipelago sia stato creato da due divinità discese dal regno dei cieli: Izanagi no Mikoto 伊邪那岐命 e Izanami no Mikoto 伊邪那美命. Tale origine è ampiamente descritta nel Kojiki 古事記 un’antica opera dello storico giapponese Ō no Yasumaro 太安 万侶 おおのやすまろ (660 – 723 d.C.): compilata su richiesta dall’imperatore Tenmu 天武 (672-686 d.C.), ha lo scopo di legittimarne la discendenza dalle divinità chiamate Kami 神. Dopo un attento studio su antichi documenti, Ō no Yasumaro ricostruisce con minuziosità nei tre volumi del Kojiki l’origine della sua amata terra, validando inoltre l’ascendenza divina dei primi trentatré imperatori.
A partire dal periodo Yayoi 弥生 (III a.C – III d.C.) fino ad
arrivare al periodo Heian 平安時代 (794 – 1185) gli abitanti
dei villaggi pregavano divinità locali, i Kami, per ottenere
raccolti abbondanti e protezione.
Celebrazioni a loro dedicate avvenivano in corrispondenza con
i periodi dei raccolti. In estate e verso l’autunno, gli uomini
omaggiavano i Kami e gli spiriti guardiani con la maggior parte
di ciò che producevano. Al di sopra dei Kami si trovava lo
Ujigami 氏神, antenato e fondatore della stirpe divina e dei
clan che popolavano i villaggi.
Ogni centro agricolo aveva una propria divinità locale e, a tutti
gli effetti, gli Ujigami erano considerati al pari degli Dei:
esercitavano il proprio potere per proteggere il villaggio dai
nemici e dalle catastrofi, assicurando l’abbondanza di ogni
raccolto.
Tuttavia questo flusso di divinità guardiane unite tra loro da un
rapporto di discendenza e gerarchia si interruppe verso la fine
del periodo Heian.
Già prima del periodo Heian e durante tutto il periodo Jōmon
縄文時 (10.000 a.C. -3000 a.C) gli antichi giapponesi
realizzavano piccole statue di argilla di nome dogū 土偶,
rappresentanti figure umane e animali, utilizzate per scopi
cerimoniali, al fine di tenere a bada il timore degli spiriti
nascosti nell’oscurità, delle inspiegabili catastrofi naturali e
delle carestie.
Secondo Tatsuo Kobayashi 小林龍生 (1951), docente
universitario della Kokugakuin University di Tokyo e direttore
del Museo di storia della prefettura di Niigata, nel suo saggio
sul periodo Jōmon – ossia “Jomon Reflections: Forager Life
and Culture in the Prehistoric Japanese” – le statuette di
argilla sono da considerare come rappresentazione di quegli
spiriti identificati più avanti negli Yōkai, spiriti inquieti.
Nel suo saggio, l’autore illustra la vita quotidiana dell’uomo
giapponese del periodo Jōmon e le paure che lo
accompagnavano.
L’attacco di un animale selvaggio, la diminuzione della luce, le
catastrofi naturali e climatiche per l’uomo preistorico erano
riconducibili alle divinità e, l’unica possibilità per riuscire in
qualche modo a esorcizzare le paure, era quella della
rappresentazione divina intesa come mezzo per omaggiare lo
spirito.
Secondo un’antica leggenda riportata dalla Cina, inizialmente
esisteva un enorme testo con la descrizione di ogni tipo di
Yōkai, del loro atteggiamento nei confronti dell’essere umano
e, in caso, su come sconfiggerli. Questo volume, considerato
come una vera e propria enciclopedia degli spiriti benevoli e
malevoli di tutto l’universo, era stato donato a un imperatore
cinese da Hakutaku 白澤はくたく, saggia bestia chimerica
dotata di poteri magici. La maestosa opera fu poi perduta.
Nonostante l’avanzare del tempo e la continua evoluzione,
nell’uomo giapponese rimase ben saldo il senso di connessione
con gli Yōkai.
Mentre, nella cultura occidentale, si è sempre
percepito il divino come una dimensione distante, trascendente
rispetto al proprio mondo – e quindi irraggiungibile, ma allo
stesso tempo affascinante e misteriosa – nella cultura d’Oriente
tutto questo non accadeva; il Giappone era ed è una terra in
equilibrio con il cosmo, creata e protetta da numerose divinità
ricordate dal culto animista, in seguito arricchitosi grazie
all’apporto di tradizioni esterne.
La spiritualità giapponese fonde insieme il passato con il presente, non solo per la mescolanza del taoismo e del buddhismo, ma anche dello Shintoismo: nato più di millecinquecento anni fa, è una religione autoctona che non proviene dalla mescolanza con altre culture. Lo Shintoismo incentra le sue credenze sul culto degli antenati e sulle divinità che esistono in natura, ben radicate nella vita quotidiana dell’uomo giapponese. Per questa sua caratteristica, lo Shintoismo non è considerato una vera e propria religione da più di qualche studioso: piuttosto è l’anima, l’essenza della cultura nipponica, legata a una tradizione ricca di cerimonie e rituali da svolgere anche tra le mura delle proprie abitazioni. Questo concetto va oltre alla semplice fede e viene testimoniato anche in un’intervista a Hayao Miyazaki 宮崎駿 produttore cinematografico di grande talento, che definisce lo shintoismo, così come il buddhismo, una religione onnipresente nella sua terra. Persino tra i grattacieli moderni è possibile trovare templi e simboli religiosi, a riprova di come la natura e i suoi spiriti siano elementi essenziali del Giappone stesso. Ogni oggetto e ogni cosa può avere un’anima divina o semidivina: l’acqua dei fiumi come il mare… tutto poteva essere una dimora sacra per una divinità o per uno spirito ed è per questo che ancora oggi, è possibile trovare nei luoghi sacri tavolette di legno dal nome Ema 絵馬, dove i credenti incidono preghiere e desideri per gli spiriti che risiedono in quel luogo.
Oltre alle meravigliose opere di H. Miyazaki, è possibile comprendere l'onnipresenza della religione anche nell'anime Demon Slayer.
Kimetsu no Yaiba è ambientato nell'era Taisho, in Giappone. La vita di Tanjiro Kamado , un ragazzo dal cuore gentile che si guadagna da vivere vendendo carbone, cambia un giorno dopo che la sua famiglia viene assassinata da un demone.
Per far tornare indietro la sorella, l'unica sopravvissuta ma trasformatasi a sua volta in un feroce demone, i due partono per un viaggio alla ricerca del demone che ha ucciso la loro famiglia.
Nonostante l'inizio cruento, vediamo come il demone Nezuko sia diversa dagli altri, in quanto è uno dei pochi che conserva il vero amore. È altruista quando si tratta di suo fratello ed è per questo che conquista la benedizione del sole, rispetto agli altri demoni che possono agire solo con il buio.
Le cose non vanno esattamente come vorremmo. Siamo solo umani. Sta a te decidere da dove viene la tua felicità. Ciò che conta è il presente.
Nezuko è una ragazza con la pelle chiara, zanne visibilmente grandi e prominenti, una corporatura snella e unghie affilate e a stiletto con un colore di base rosa chiaro e sfumato che sfuma in un colore rosso-rosato all'estremità. I suoi capelli sono lunghi, neri e ondulati. Arrivano appena sotto la vita, diventando di un colore arancione fiamma. Ha occhi rosa pallido dall'aspetto morbido che sembrano di un colore più chiaro attorno ai bordi delle loro iridi e al centro un rosa persiano sotto le pupille; sono inclinati verso il basso verso i lati del suo viso e incorniciati da ciglia molto lunghe. Le sue pupille appaiono come fessure nere mentre si trasforma.
Secondo Tanjiro, Nezuko era conosciuta come una grande bellezza nella loro città natale.
Indossa un kimono rosa chiaro con un motivo Asanoha, con la fodera di un rosa più pallido stratificato con lo yuban bianco ondulato sotto come un kimono con gonna strascicata di media lunghezza per muoversi liberamente come un demone. Per coprirsi ha un lungo haori marrone scuro che le arriva ai polpacci, così come un paio di zōri con cinturini rosa e calzini bianchi.
Nezuko indossa anche un piccolo nastro rosa sul lato sinistro della testa per tenere i capelli lontani dal viso, insieme alla museruola di bambù donatale da Giyu Tomioka che è assicurata intorno alla mascella con una striscia di stoffa rossa.
Quando Nezuko si trasforma nella sua forma risvegliata durante il suo combattimento con Daki, ha un corpo più grande, più alto e più sinuoso con capelli più lunghi che le arrivano ai piedi. Perde la museruola e le calzature di bambù, così come le maniche del suo kimono.
Le cresce un corto corno bianco sul lato destro della fronte, contornato da un motivo irregolare di crepe, insieme a diverse vene sulla fronte. Anche l'occhio sinistro viene contornato da vene, ma la sua nuova caratteristica più evidente è il motivo rosso e verde simile a una vite che ricopre la sua pelle, circondando braccia, gambe e petto.
Mentre Nezuko inizialmente inizia come qualsiasi altro demone, assetata di sangue e affamata di carne umana, dopo aver visto il desiderio di suo fratello di proteggerla dall'essere uccisa da un cacciatore di demoni, nonostante sia un demone, cambia completamente e diventa ferocemente protettiva nei suoi confronti.
Nezuko sembra aver dimenticato una buona parte dei suoi ricordi da umana, oltre a quelli relativi alla sua famiglia, e quindi non conserva la personalità esatta che aveva prima della trasformazione, comportandosi invece in modo simile a una bambina. È ancora molto premurosa e protettiva nei confronti degli umani che vede come membri della sua famiglia, anche se questo è dovuto principalmente all'influenza che Sakonji Urokodaki ha avuto su di lei mentre dormiva per due anni.
Nezuko conserva anche alcune delle sue emozioni umane, ma in generale, sembra più distaccata rispetto ai suoi compagni. Successivamente, Tamayo rivela che la sua mancanza di ricordi e la sua personalità sottosviluppata sono dovute al fatto che non è completamente cosciente, poiché dava priorità allo sviluppo della sua resistenza al sole piuttosto che al recupero della sua coscienza.
Nonostante non sia un membro dei Dodici Kizuki, Nezuko è un demone molto potente. Ciò è stato dimostrato in molte battaglie in cui è riuscita a sconfiggere i suoi nemici nonostante all'inizio ne fosse sopraffatta. Nezuko sconfigge i suoi nemici aumentando le sue capacità fisiche, potenziando la sua rigenerazione o sviluppando la sua Arte del Demone del Sangue in situazioni disperate.
Il suo potere aumenta al punto che riesce a combattere contro personaggi come Daki recidendole gli arti, calpestandoli e, infine, prendendoli a calci da una evidente distanza; distruggendo diversi edifici nel processo.
Le sue capacità rigenerative diventano alla pari con quelle dei ranghi superiori dei Dodici Kizuki, sempre nel combattimento con Daki, dove veniamo trasportati davanti all'evoluzione di Nezuko: perde la sua solita moderazione per il sangue umano e inizia a controllare il suo, soprattutto nella viscosità.
Questo nuovo potere lo vediamo quando Daki le recide gli arti e la testa e, per difendersi, Nezuko solidifica il suo sangue prima di perdere del tutto la vita. Con i suoi stessi arti afferra e ferma le fasce di Daki.
Un'altra capacità che si evidenzia nel combattimento con la Luna Crescente, è la capacità di Nezuko di rigenerarsi. Come demone, Nezuko ha abilità rigenerative potenziate che le permettono di guarire in un batter d'occhio.
Daki nota immediatamente che la rigenerazione di Nezuko supera la sua anche nelle alterazioni delle dimensioni del corpo. Nezuko ha la capacità di rimpicciolirsi fino alle dimensioni fisiche di una infante per poter entrare in una piccola scatola e può anche ingrandirsi in una forma molto più grande, al doppio di un comune adulto.
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